Plastificazione

La plastica sta soffocando gli Oceani e i Mari del Mondo. Forma isole vastissime e collose, gelatinose, asfittiche. Minaccia l’ecologia marina e l’intero equilibrio ecologico planetario.

La plastica è (plasticamente?) molte cose: epoca, stile, modus operandi, forma del pensiero, archetipo industriale, modello estetico, visione del mondo – non più solo un materiale, dunque, ma una forma monodimensionale della civiltà dei consumi. Abbiamo avuto un’età della pietra e un’età del ferro; questa è l’età della plastica.

La plastica ha trasformato il nostro modo di pensare, se è vero che siamo finiti col pensare in modo plastificante: l’ideologia dell’artefatto è diventata morale dell’artificio.

Negli ingenui, ma non del tutto incolpevoli, anni ’50 – ’70 dello scorso secolo, contadini e borghesi abbandonarono gli oggetti degli avi (terrecotte, ceramica, vetro, legno) per  far posto a plastica blu e bianca. La TV mostrava famiglie soddisfatte dai nuovi, versatili, oggetti. Plastica voleva dire petrolio: questo connubio è ancora decisivo per comprendere la dimensione strategica del problema.

Usata senza scrupoli da miliardi di individui ogni giorno, la plastica è mal gestita nel suo effimero ciclo commerciale; ma così deve essere, lo stabilisce il Mercato.

Nel volgere di pochi decenni, dalle buste per la spesa alle bottigliette di acqua diuretica (sic), il passo è stato breve. Il nostro immaginario si è plastificato: senza plastica non è pensabile vivere.

Ogni anno “finiscono” in mare circa 8 milioni di tonnellate di plastica. Dal 1964 la produzione mondiale di plastica è aumentata di venti volte e rischia di quadruplicare entro il 2050. Per quella data, il 20 per cento del petrolio estratto nel mondo sarà utilizzato esclusivamente al fine di produrre altra plastica. A livello mondiale, meno del 5% della plastica viene riciclato; finisce in discarica il 40% per cento circa e il resto, circa un terzo, “termina” nell’ambiente.

Si parla ormai, con cognizione, di plastisfera, con riferimento al nuovo ambiente che si è formato in vaste aree marine del Pianeta.

Quel che  ha reso alieno l’Uomo al Mondo, renderà dunque alieno il Mondo all’Uomo?

G. B.

 

2 thoughts on “Plastificazione

  1. Già. La plastica è veramente ovunque, la (non)filosofia della plastica è ovunque. Negli sguardi, nei sorrisi, nelle lacrime che non sanno più dove fermarsi, nelle forme, nelle pieghe del corpo. Plastica ovunque. Nel passato che si getta come un flacone monouso, nel presente che si trascura e nel futuro che si pensa ovvio, scontato.
    Plastica ovunque, come plastica sempre. Ma io sulla plastica non so scrivere, non so disegnare, non so sedermi, non so baciare, non so desiderare. La plastica mi impedisce di guardare il cielo, di sfiorare il tramonto, di tagliare il vento. Sulla plastica i bambini e le bambine inciampano, gli anziani e le anziane scivolano e della giovinezza non resta che una percentuale da analizzare, da smaltire, da controllare: come plastica.

    E leggendoti, ho ripensato a McCarthy, al bambino, alla strada. E a cosa ne sarà.

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    • La plastica semplifica; meglio, banalizza: riduce le asperità, leviga le complessità, anestetizza le difficoltà insite nell’osservazione dei dettagli presenti negli “incomodi” elementi del reale. C’è anche questo. C’è che la plastica formalizza la sterilizzazione dell’essere. Con il paradosso finale che la plastica certifica un inquinamento dello sguardo già presente nel desiderio di comodità che ognuno avverte come urgenza del proprio falso vivere. Grazie.
      G. B.

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