Siamo la nostra ombra. Siamo i nostri silenzi. Siamo le speranze che nutriamo negli altri e che altri, in noi, hanno nutrito. Siamo i richiami che facciamo, taciturni e tenaci, nelle ore in cui non ci intendono. Siamo i nostri ricordi inesatti. Siamo le nostre esigenze inespresse. Siamo la nostra passione perduta – o non ancora riconosciuta. Siamo i nostri desideri molesti, le vaghe nostalgie di un passato mai davvero vissuto, il diniego del presente, la fuga nel futuro, la tenerezza impotente verso ciò che è già stato.
Siamo la nostra debolezza, oscura come ciò che dà tenore alla luce. Siamo la nostra grazia, irripetibile perché imprecisa. Non potremmo essere magnifici, alle volte, senza superare quei limiti che ci rendono meschini.
Siamo ignoti in ciò che, di noi, non vogliono e non vogliamo vedere. Siamo là, nell’ignoto. L’errore è non comprendere chi si crede di aver conosciuto. L’errore è non voler conoscere – credendo di aver già compreso.
Dunque comprendi, conosci, ama!
G. B.