Yehōchānān

Uomo, che mangi miele e locuste. Uomo, che battezzi nell’acqua di un fiume e nel fuoco delle tue parole. Uomo, che predici il futuro e predichi giustizia. Uomo, benedetto da Dio e detestato dai corrotti. Uomo, che cammini e non conosci tregua. Uomo, che ami e attendi il Maestro. Uomo, che sai scrutare i cieli del deserto. Uomo, che sudi e tremi nel deserto. Uomo, il tuo nome è il mio nome. Io sono il mio nome e finalmente chiamo ogni cosa con il suo nome. So cos’è l’ipocrisia, riconosco la solitudine, valuto il dono, soppeso i giudizi, rendo grazie alla bontà, ho tenerezza per chi mi ha dato e mi ha tolto con simile gesto, ho pietà per i fragili e posso abbandonare i bugiardi alle loro millanterie.

È notte, cammino, sento che il mio nome è il mio impegno. Con me stesso. Con la mia essenza. È giorno. Avverto la fragilità del mio tempo. Avverto la presenza di chi vorrei fosse ancora al mio fianco. Di chi è ora al mio fianco. Di chi sarà al mio fianco. Di quello che resta da fare.

Così sia.

Giovanni Bongo

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