Mi ricordi i miei errori, che io conosco come nessuno potrebbe, e mi imprigioni nelle loro conseguenze. Che me ne faccio di un simile fardello?
Ho me stesso e non chi sarei potuto essere. Dopotutto è per via dei miei sbagli che ora so chi sono e ho valore.
Ricorda me, piuttosto, ricorda i miei doni. Abbi a cuore gli spazi sconfinati che ho offerto al tuo sguardo. Ricorda quello che ho compiuto.
Si direbbe uno scherzo del destino il fatto che chi ha coscienza finisca con l’essere trattato da incosciente. Non importa. Partirò leggero, con il passo preciso, consapevole dei miei limiti ma non per questo inibito.
Di buono v’è che non ascolto più gli ipocriti e le seduttrici. Non ho pietà se non per la pietà. Chi sbaglia, vaga! Troverò dunque sulla strada quello che ho perso nell’attesa.
Non ho null’altro da annunciare. V’è sempre un silenzio in ogni onesta affermazione.
G. B.