Ai figli 9 (o il compimento di sé)

Ti tengo le dita. Respiro con te. Guardo nel buio. Sento la vita. La mia la tua la nostra vita. Ora sono qui, ora è eterno. Nessun desiderio, nessun pensiero di rivalsa, non provo rammarico, non corro in avanti e non aspetto il futuro. Sei il mio presente e vorrei che questo istante non finisse mai. Non finisce in realtà. Io sono questo qui, ora. Ti guardo, amore mio. Di là c’è tuo fratello. C’è la madre che ho scelto per voi.

Ricorderai, ricorderemo? Non so dire quello che sarà. Non ho saputo prevedere molto né prendere abbastanza per me – in vita mia. Ho fatto errori. Ma sono qui anche per aver sbagliato e vagato e perduto rotte, tempo, amore. Dunque, mi dico e ti sussurro: ne è valsa la vita!

Cosa desidero? Beh, mi mancano i boschi; una comunità di amici sinceri; un posto dove vivere senza continuare a cercare chissà quale altra isola. Mi manca chi ho amato ed è morto; mi manca chi è vivo e amo, quando non ci capiamo. Mi manca un po’ di semplicità. Mi è sempre mancata la semplicità. Vuol dire che se agisci con chiarezza, sentendo chiaramente cosa volere, cosa fare per ottenerlo, scopri semplicemente i tuoi desideri e l’intero tuo essere. Così, il compimento è semplice.

G. B.

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