Capodanno

Conosco i tuoi sogni, li serri tra le dita e li curi nel cuore. Conosco i tuoi sogni, li covi nel petto, geloso per anni, infine li dimentichi. Conosco i tuoi danni: non poter viver come vorresti e volere, senza voglia, quello che vivi.

Conosco i tuoi sogni: quelli che governi a stento fin dall’infanzia; quelli che ti fanno infiammare da sempre e perfino i più recenti, dell’adolescente senza tregua che fosti solo a metà.

Conosco i tuoi propositi: quelli del giovane che non sei più e che vorresti tornare ad essere ma con la saggezza degli anni.

Conosco i tuoi timori di mezza età; e immagino quelli che l’anziano ammette sussurrando appena.

Conosco i tuoi sogni e vorrei dirti: grida! Eppure ti dico: proteggi i tuoi sogni dai ladri di sogni. Proteggi i tuoi sogni anche da chi dice di amarli e non sa nulla di te e non ti ascolta seduto al tuo fianco in silenzio.

Vorrei darti coraggio, per questo ti dico: credi in te stesso più che puoi, non lasciarti definire dalle parole (spesso cattive) di chi ti descrive; piuttosto sogna fino a scolpire la pietra o, in assenza di migliori certezze, l’aria.

Conosco i tuoi sogni perché conosco i miei. So quanto sia difficile poterne parlare anche con chi ami, ché chi ama spesso non sa come amare i sogni di un altro. Conosco i tuoi sogni anche se non ti conosco.

Vi conosco nei vostri sogni, nei sogni che tutti abbiamo tradito e smarrito e che nascondiamo fino a piangere senza pudore – quando avvertiamo che la realtà ci tradisce apertamente nel suo fallimento.

Conosco i tuoi sogni. Non riguardano un futuro migliore e neppure calici di vino sollevati senza convinzione. Riguardano te. Sono la tua vita. Sono il tuo tempo.

Giovanni Bongo

Silenzio 28

Il problema non è non sbagliare più, è non sbagliare ancora. Sii chiaro. Sii sincera. Siamo umani. Nulla ci è estraneo: il dolore, l’errore, l’orrore, la scelta, la pigra attesa di un tempo propizio, che mai giungerà, e infine il vivere e ancora vivere finché sarà possibile – fino all’ultimo respiro.

Smetti di mentire, abbi coraggio. Non è andata come avresti voluto perché è andata come ora sai, e il tuo giudizio dipende proprio dagli errori compiuti e subiti: ogni salvezza passa da una degradazione.

Dunque pensa ad amare: i suoi difetti, la sua ostinazione, il suo perseverare negli stessi dubbi, i suoi capelli arruffati, le sue fobie, le sue giustificazioni incoerenti, la sua esitazione. Pensa all’istante che hai, nell’istante che sei, per gli istanti che un giorno ti mancheranno come aria e ti faranno perdonare tutto – fuorché la tua freddezza. Ama. Non importa la perfezione, parola che presume ciò che non si dà – perfino il sublime è imperfetto. Ama, se riesci. Oppure cambia via, ché il Mondo è vasto, e cerca altrove quel che qui non ti è dato. Sai già la morale: il problema non è non sbagliare più, è non sbagliare ancora!

G. B.

Silenzio 27

Non avrebbe saputo dire se il desiderio fosse già parte della sua coscienza. O se, al contrario, il desiderio lo avesse reso, fino a quel punto, incosciente. Si era rivolto a un saggio, che gli aveva detto: “abbi coscienza del tuo desiderio”. Un altro, invece, gli aveva detto: “fa’ che la tua coscienza prevalga sul tuo desiderio”. Un terzo, infine, aveva sentenziato: “fa’ che il desiderio divenga la tua coscienza”. Era al punto di non sapere più cosa fare, se governare il desiderio, se abbandonarsi ad esso, se abbandonarlo. Eppure, si diceva da giorni, senza desiderio la vita perde consistenza; del resto, ammetteva tra sé, senza coscienza l’anima sprofonda nell’abisso del puro arbitrio, dove il desiderio diviene decadenza. Stordito da tali congetture, avendo egli procurato a se stesso enorme sofferenza per aver desiderato l’indesiderabile; o per averlo desiderato senza desiderarlo, ma solo a causa del suo desiderio di avere ancora desideri, sentendo con ciò di essere vivo, il pellegrino giunse alla sola conclusione possibile: desidero perché sono vivo; ho coscienza di desiderare perché ambisco alla giustizia; dunque, desidero essere giusto senza negare il desiderio e senza con ciò smettere di avere coscienza. Sì, ho compreso: coscienza e desiderio sono il giorno e la notte del mio spirito. Ho bisogno di entrambi. Amen

G. B. 

Camminare 36

Parti, rimettiti in cammino; ormai è tempo. Sii semplice nei modi e parla chiaro. Ripulisci il pensiero. Hai confuso già abbastanza, in passato, i tuoi propositi – e hai smarrito vie per cercare regni fittizi. Hai anche tradito la tua natura, hai illuso, hai mentito, hai sedotto pur di non essere abbandonato e hai nascosto i tuoi talenti per negare i tuoi timori. È giunto il tempo di non perdere altro tempo. Sei talmente stanco da essere diventato sincero e conosci le tue difese: non ti hanno protetto, ti hanno tolto la possibilità di vincere. Scegli dunque un nuovo sentiero. Prepara lo zaino. Alza lo sguardo. Arriva dove finisce un mondo e ne comincia un altro. Mal che vada, avrai camminato. Desideri altro, del resto, che non sia andare, amare, essere?

G. B.

Silenzio 26

Il giorno che verrò letto. Il giorno che verrò detto. Quando verrò compreso. Quando sarò ascoltato. Quando vincerò il concorso. Quando vincerò il ricorso. Quando avrò l’auto nuova. Quando passerà la tosse. Quando compreremo casa. Quando cambieremo città. Quando andrò in pensione. Quando faremo il viaggio. Quando sarò saggio. Quando sarò felice. Quando farò l’attrice. Quando sarà giorno. Quando sarà notte.

Quando ti sarà chiaro che non puoi sacrificare al giorno, la notte; né alla notte, il giorno presente. Amen

G. B.