Silenzio 32 (del conoscere)

Il viandante conosceva la sua più grande paura. Lo turbava la fine delle cose, ovvero la mortalità degli alberi, dei fiori, degli uomini, di tutte le cose visibili e invisibili. Lo affliggeva il pensiero dell’inesorabile perdita di tutti gli istanti imperdibili.

A tratti gli pareva di voler vivere tutti i tempi nel suo tempo. Avrebbe desiderato essere presente ovunque, in ogni istante della sua esistenza passata, presente e futura; al fianco di tutte le persone conosciute, amate, perdute.

Capì, in tal modo, di dovere sorvolare sui suoi soliti dubbi per intraprendere un cammino ancora più profondo negli abissi della sua coscienza. Voleva conoscersi maggiormente, perdonarsi ulteriormente, amare il più possibile e superarsi nelle prove di ogni giorno. Si era dato un compito: aiutare gli altri a riconoscere le loro angosce. Rifletté a lungo e concluse di saperlo fare. Ecco  il suo mestiere: attraversare l’inconscio e trarre dal fondo del suo essere fango e gemme, infine portare alla superficie della sua consapevolezza sia il fango, sia le gemme.

So far questo! – esclamò sulla pietraia, mentre incedeva solennemente verso la cima. Infine ammise, con elementare rigore logico: se abbiamo bisogno di fabbri, di panettieri, di ingegneri, medici e scalpellini, è pur vero che nessuno può rinunciare a comprendere chi sia, cosa sia, un Uomo!

Tornò a tacere. Fece pace col suo passo, smise di provare disagio per non essere diventato altro da quel che sapeva d’essere, accettò di essere quel che ad altri non sarebbe stato possibile diventare. Era chi era, era com’era: perfetto così imperfetto. Il Mondo ha posto per tutti i mortali e per le loro arti: la prima e l’ultima delle quali si chiama conoscere.

G. B.

Tutti giù per Terra!

Giro giro tondo, salva il mondo, fai qualcosa, pianta una rosa, lascia stare l’auto, vai a piedi a lavorare, pedala per andare, mangia meno carne, azzera ogni tua scusa, elimina la plastica, non bere bollicine, lascia star le merendine, non sfruttare gli altri, ricicla più che puoi, non comprare a vanvera, quello che non serve, quello che non conta, piuttosto ama e semina, spargi gentilezza, comprendi e usa il cuore, partecipa e contempla, fai sempre la tua parte, in questo Mondo fragile, giro giro tondo, il tempo sta scadendo, già adesso forse è tardi, occorre fare in fretta, occorre preservare, occorre ricucire, piantare e camminare, ama questo Mondo, il tuo pianeta azzurro, la vita tutta intera, la biodiversità, il cielo e la realtà, prima di cadere, tutti giù per terra, ama e ascolta il mare, ama e ascolta il vento, metti i piedi a terra, carezza i fili d’erba, la fronte di chi ami, gli alberi ed i rami, il mare e le montagne, l’arte: la tua Vita!

G. B.

Camminare 37

Quando non vedi le soluzioni già presenti. Quando complichi la semplicità. Quando banalizzi la complessità. Quando parli degli assenti. Quando non parli ai presenti. Quando ti assenti per non parlare. Quando ti presenti per tacere. Quando giudichi senza conoscere. Quando pensi di avere la verità in pugno. Quando dimentichi gli errori compiuti. Quando non mostri agli altri i loro errori. Quando consegni ad altri il tuo potere di decidere. Quando non hai molto da dire per avere troppo da esprimere. Allora, prendi un sentiero, batti una via e cammina. Cammina con gli occhi ben aperti. In silenzio. Senti i confini del tuo corpo, ascolta il vento. Cura il tempo che hai – perché non hai altro tempo all’infuori del tuo. Ora.

Amen.

G. B.