Il Voto Solenne

L’uscita di scena, la decisione, la chiara coscienza. Così il viandante sceglie di dividere in tre capitoli il suo voto solenne.

Uscire di scena. Non cercare più nessuno, non chiedere. Restare disponibile senza più proporsi. Troppi gli ipocriti, gli adulatori, i falsi. Aprire la mente inconscia, non chiudere il cuore, smettere di mostrare la propria natura agli insensibili.

Decidere. Fare solo ciò che si vuole, dire solo quello che si pensa. Cambiare vita e non cedere ai ricatti di chi chiede prove per incatenare. Essere per essere, stare con chi sa apprezzare.

Avere chiara coscienza. Non nascondersi le più atroci verità ma non inasprire il proprio cuore in nome della verità. Tacere con chi non ascolta e con chi abusa degli altrui segreti. Per il resto, dare ai fragili e ricevere dalla Terra. Oppure, dare alla Terra e ricevere dai fragili.

G. B.

Silenzio 41

La soglia fragile è un foglio di carta di riso. Separa ciò che unisce, unisce quel che separa. È prato marginale presso un bosco chiuso. È un bosco che inizia al margine di un prato selvaggio. È soglia, per l’appunto, ed è fragile, è amore. Sto sulla soglia fragile. Sono pronto.

G. B.

Silenzio 40

Il silenzio esige silenzio, una specie di coerenza. È duro, difficile da rendere in parole. Strano a dirsi, per fare silenzio occorre dirlo – dire che si sta facendo silenzio. Dico silenzio, lo scrivo, ma non dico nulla di preciso, nulla di chiaro. Non faccio silenzio se non essendo ciò che dico di voler fare – smettendo di dirlo. Parlatemi!

G. B.

Silenzio 39

Diventa me, per un istante. Sii me, per una notte. Diventa il mio corpo e i suoi brividi, il mio cuore e i suoi dubbi. Tradisci la tua causa, diventa me, assumi i miei difetti, riconosci gli stessi torti subiti, prova le stesse paure, sfida gli dei non “come” me ma diventando me. Non paragonarti, identificati. Sii me, il mio passato, il mio passo, il mio presente, i miei piedi. Poi, prova a fare diversamente e ad essere differente, come tu stessa mi chiedi di diventare quando mi giudichi. Sii me – così avrai chiaro chi sono, quanto sia difficile non esserlo più, quanto io sia cambiato per amor tuo. Infine, ama chi sono esattamente come sono – e  capirai che io così ti amo, io così amo.

Giovanni Bongo 

Camminare 39

Mi manca il tuo respiro. Come a dire che mi manca il mio. Lo vivo nelle rose che ti donammo e che amavi. Respiro nei petali e nel tuo amato mare. Mi manca la tua voce – e non parlerei più se non vi fossi costretto. Vorrei anche restar calmo e sobrio, invece ho un tremito nel petto e un’ansia vaga, ondivaga, brutale: non riesco più a far nulla che non sia nuovo e libero e vicino a te o al mio vero io in qualche modo.

Farei già lo zaino. Partirei domani, ma i “doveri” mi opprimono. Mi sto alleggerendo, dovresti vedere: meno manie, meno ossessioni, più schiettezza nel dire le cose, meno peso corporeo – e sono solo agli esordi.

Mi manca il respiro – anche il tuo.

G. B.