Il viandante esce di notte. Il cielo è buio, le stelle brillano. Tutto è però chiaro e semplice: l’abbaiare dei cani, la purezza dell’acqua della fonte, le borracce riempite allegramente.
Sale, sale, sale. Si ferma. Cammina, cammina, cammina. Fa sosta. Chiede perché, perché, perché. Si dà una ragione. La fatica supera il riposo. Le domande sono più copiose delle risposte. Il viandante sente di non avere più solo degli anni, ma dei secoli, perché ora è davvero stanco e ha capito di dover cambiare molte cose e senza giri di parole.
Sul prato alza il bicchiere all’Aurora dei suoi giorni passati. Ci sono pane, formaggio, vino, amici, camosci e vento. Il sole è inesorabile come il destino. Strano è pensare che agli uomini stia a cuore soltanto l’effimero, perché l’ombra di un bosco, il sapore di una mela, una fonte fredda sono piaceri da re. Una volta in vetta (sul livello del male, sul livello del mare) diventa chiaro un assunto: siamo nati per morire ed è per questo che siamo nati per Vivere!
Amen.
G. B.