Tace. Teme. Gli pare di attraversare una lastra di ghiaccio dura solo in apparenza – per un momentaneo cambiamento di stato: ma l’acqua sprofonda sempre in se stessa.
Il viandante è incerto. Teme e si chiede: “Perché a me? Perché così?” – si pone, insomma, quesiti da bimbo.
Non può porre rimedio al male ricevuto. Ha taciuto quando sarebbe stato necessario parlare. Ha temuto quando sarebbe stato giusto agire. Inoltre, si è fidato invano.
Ora il suo silenzio è una necessità fisica: restituisce voce alle sue perdite, è un silenzio che cura se stesso.
G. B.