A che scopo?

Dunque sono. Non perché ci abbia pensato. Sono e basta. Esisto, non in geometria ma in finezza. Dunque, ci penso su e mi chiedo: a che scopo, tutte queste battaglie, queste poche danze, queste danze finte più simili a battaglia vera che a gioia assente, questo corteo infinito di nascite e di morti, questo caos, questo dolore noto ai filosofi e ai poeti di robusto nerbo, chiaro agli eroi delle domande e delle risposte assenti?

A che scopo, gli ottimismi dei venditori di ciarpame, dei banchieri e degli usurai della Vita, degli economisti dello spirito negato, dei padroni di leggi troppo umane per essere giuste?

A che scopo il pianto degli innocenti, la morte data a saldo, la guerra, i furori degli idioti, le ideologie degli stolti, le insulsaggini dei falsi maestri, le lacrime di chi ami, le tue stesse lacrime, la paura?

A che scopo, stare qui e fingere di saperne il motivo?

Ecco, io ora entro in silenzio. Non cercherò nulla, nessuna risposta, nessun lume. Ascolterò la Vita e il suo pericoloso mistero.

Ascolta anche tu, spegni tutti i tuoi aggeggi e ascolta! Ora, ascolta…

G. B.