Di moda in peggio

I maître à porter, il prêt-à-penser, il sesso seriale, il numero legale, la distanza sociale, la scuola serale, la spiaggia da ballare. Le case condonate, il venditore di rose picchiato, la destra di Dio, la sinistra di Governo, il principio di non contraddizione, la vita dopo la pensione. In fila per gli slip, non più in fila per il pane: l’opulenza è dietetica.

Gli incendi estivi, gli escursionisti urlanti, le turiste nude, i turisti ricchi, le trasgressioni, le perversioni, le pensioni (complete) e le strade cieche. Offerte speciali, piante esotiche in città, scelte erotiche in sofà. Homo sapiens in Parlamento, Governatori atletici, compagni senza falce e con l’orpello, camerati sociali, nazionalisti regionali, sovranisti digitali, influencer banchieri, opinions makers locandieri. Il jobs act, il make up, i freelance, i cibi cotti, le vacanze prenotate, le feste consumate. Fine delle ideologie, trionfo delle corbellerie – di moda in peggio.

G. B.

 

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