Come stai?

Come stai? Il tuo ginocchio? La tua ferita? La morte che non passa? Gli insulti di tua moglie? Le mani pesanti di tuo marito? Il tuo capoufficio? La tua pensione? I tuoi figli? Il lavoro perso? L’industria pesante? I tuoi pensieri di suicidio? Il tuo peso eccessivo? La tua eccessiva magrezza? Quello sguardo nero, bello e triste che hai in fondo all’aula? I tuoi sogni? L’amore che ti manca? L’amore che hai perduto? L’amore che non fai? Il tuo corpo solo? La tua casa vuota? La fila per un pasto? I soldi chiesti in strada? Il successo altrui? Le offese ricevute? La tua grazia vilipesa? I tuoi impegni rinnegati? La tua dedizione infangata? I tuoi rimpianti? Il tuo talento respinto? Come stai? Te lo chiede mai qualcuno? Te lo chiedi?

G. B.

Camminare 31

Ho cercato invano. Ho fallito invano. Ho varcato soglie, attraversato nazioni, scalato montagne. Ho raggiunto vette e ho visto me stesso dall’alto di tempi già ampiamente vissuti. Ho portato pesi nell’anima, ho lasciato un sasso sulla cima a lungo attesa (dove era giusto che giungessi a sciogliere il mio voto) e ho provato, riprovato, sudando in salita e piangendo in piano.

Ho incontrato stolti, conosciuto mediocri, frequentato invidiosi e superbi dalla fortuna sfrontata. Eppure non ho smesso di amare, non ho ceduto all’odio, né mi sono arreso alle regole idiote stabilite dai ladri.

Al contrario, ho esasperato la mia mente, logorato i miei tendini, perseverato in imprese, ritenute folli, che infine mi hanno condotto a grazia inattesa.

Vorrei acqua, riconoscenza e ascolto, ma non chiedo nulla a chi non sa o non vuole sapere. Continuerò a migliorare, fallirò ancora, ma se i fiori continuano a fiorire su pietraie lunari, se la sincerità non finge, se la riconoscenza riconosce chi ha il merito di averla provocata, allora la mia tenacia ha ancora senso su questa Terra. Quanto al resto, non ho intenzione di fermarmi.

G. B.

Natan

Che ti voglia bene. Che ti ascolti. E che non ti giudichi mai. Che offra i suoi occhi ai tuoi come specchi. Che ti osservi come tu l’osserverai. E che ti sappia attendere. Che voglia te. E che ti desideri. Che stringa forte il tuo corpo. Che ami profondamente il tuo corpo. Che rispetti il tuo corpo. E che sappia aver cura di te. Che consideri ogni tuo desiderio. E che riconosca i tuoi tormenti.

Che riconosca il tuo respiro. Che sappia lenire i tuoi affanni. Che sappia confortarti quando tu mi cercherai e io non potrò più rispondere al tuo richiamo. Che sia capace di sorridere al tuo fianco, mai deridendo i tuoi pensieri. Che ti ascolti. E che sappia stare in silenzio con te. Che comprenda la tua intelligenza. Che non ti faccia mai provare vergogna. E che ti stimi. Che ti capisca quando nessuno lo saprà fare. Che ti accarezzi i capelli. E che ti faccia dormire sul suo grembo quando sarai stanco.

Che ti chiami con il tuo vero nome. Che sia leale. E che risponda alle tue domande. Che ti faccia domande sincere per conoscere il tuo pensiero, non per usarlo contro di te. Che ti ami come io ti amo. Che trascorra con te ogni istante possibile, come vorrei fare anche io per l’eternità.

Che viaggi felice al tuo fianco, che al tuo fianco legga e cammini nei boschi. Che mangi con te cioccolato e mandarini – come noi amiamo fare. Che raccolga semi da seminare in tua compagnia e che viva con te in dignità. Chiunque sia, chiunque amerai, che sappia rispettare chi sei. E che ti onori, ricevendo il tuo rispetto e il tuo amore sinceri, la tua lealtà e il tuo sorriso purissimo.

Con amore. Papà.

G. B.

Ridurre

Ridurre gli averi – non rendono ricchi. Ridurre la colpa – non rende giusti. Ridurre il giudizio – non rende saggi. Ridurre lo sperpero – non indica forza.  Ridurre i pretesti – non mostrano volontà. Ridurre le ambizioni – la grandezza è semplice. Ridurre le maldicenze – le buone parole sono essenziali. Ridurre i lussi – l’ostentazione è iniqua. Ridurre l’agenda – il tempo non si misura, si vive. Ridurre le distrazioni – godendo degli istanti che uniscono agli altri. Ridurre il sarcasmo – non è allegro, ferisce. Ridurre le vanità – sono vane. Ridurre le ipocrisie, le menzogne, le accuse, ogni azione indegna di dignità. Il tuo verbo sia ridurre: infinito, imperfetto, umano!

G. B.

Ipermercato

Concorsi & Ricorsi. Manuali & Assegnazioni. Prove & controprove. Immissioni & Omissioni. Punteggi & Dileggi. Scadenze & Incombenze. Rate & Riti. Entro e non oltre. Non entro. Vado oltre.

Merendine & Abbonamenti: resti solo, ma in esclusiva – sulla piattaforma. Con comode rate vitali. Leggere attentamente le istruzioni & le finzioni.

Cibo pronto & già cotto. Dieta senza & con lo zucchero aggiunto. Voto disgiunto. Sgravi fiscali & gravi attentati. Parvenze di lotta & di governo.

Vita da polli con mutuo per la gabbia fino alla fine dei tempi. Smog. Polveri sottili & poveri sottili: dall’aperitivo alla fame – alla stessa ora in diretta. Alta pressione sulle città. Pressione alta nelle città. Insonnia & Siccità. Bombe d’acqua & Terroristi. Affaristi & Sorrisi d’ordinanza. Scuola & Impresa. Fibra ottica. Effetto ottico. Comprare & Consumare: panettoni a novembre, feste distorte, palestre, doposcuola, dopocena, aperitivi, sesso a rate & auto in contanti.

Alzare il morale. Produrre. Rilanciare il tenore di vita, al quale dare la vita. Per due soldi. Che diventano quattro – lavorando al cubo. Terrore di vivere & Vacanze. Nelle capitali europee. Fuori luogo. Alla ricerca di un Alibi.

A fine mese altro giro e altra tassa sui rifiuti. Da produrre per innalzare la quota di raccolta differenziata. Per mostrarsi virtuosi. Nel Sistema che uccide Oceani ma incrementa il premio.

Notiziari & Dibattiti. Su nuovi fascismi e vecchi produttori sessuali col vizio del cinema. Ecco la catena di montaggio di palloni, jeans, caramelle e aria tossica.

Puoi dire di No!

G. B.

 

Rosa tra i sassi

Hai della terra? Coltivala. Non ne hai? Coltiva lo stesso. Bisogna coltivare tutta la terra possibile: quella che c’è, non quella che si possiede.

Coltiva vasi, vasetti, barattoli in latta e zolle residue. Coltiva in verticale, in orizzontale, in pieno campo e nei fossi. Coltiva ovunque, dove c’è humus e dove c’è più roccia che argilla. Pianta. Semina. Zappa. Tieni caro il basilico, cura la menta. Cimentati con i peperoni e con i limoni. Alleva ciliegi.

Non vergognarti di chiedere terra. Riunisci gli amici e i cari. Progetta giardini imprevisti.

Comincia da qualche bulbo e pianta talee. Avrai un boschetto, un giorno, nel quale star fresco e star bene. Coltiva, dunque: allevierai depressioni e rabbie; o ti parranno naturali tempeste tra i rami.

Ricorda sempre la compagnia e il coraggio: come i nasturzi, felici tra i pomodori, e le api, che non minacciano ma fanno fiorire il mondo.

Coltiva tutta la terra che puoi ma lasciane sempre un pezzo com’è, selvaggiamente arruffato. Infine, quando sarai stanco, siedi ai piedi di un albero, bevi dell’acqua, prendi un respiro e guarda la rosa tra i sassi. Ecco cos’è il tuo tempo: foglie mosse da venti invisibili.

G. B.