Silenzio 68

Dovrai armarti di pazienza. Dovrai amarti – di pazienza. Chiedi in modo nuovo, fatti sorprendere dalle tue domande, non dare consigli (che sono utili soltanto a te) e accogli lo scandalo. Offri ascolto. Non rinunciare alla tua profondità, ma rinuncia a sprofondare. Ricorda che ognuno vive come gli è possibile fare, pertanto sii gentile con chi fa fatica a vivere secondo la tua intransigenza.
Fai tutto il bene che puoi, ma in silenzio.

Amen.

G. B.

Potrai

Puoi essere stanco, sfinita, deluso, amareggiata ma hai ancora la capacità di varcare nebbie fitte e notti senza luna. Vedrai quello che guardi. Conserverai un tratto di ingenuità e ti sembrerà di essere da poco apparso o nata al mondo. Non riconoscerai le forme, le parole e i modi di gran parte dei tuoi simili. O per dir meglio, non ti apparterranno più. Rinuncerai alla malizia, smentirai i mentitori, svelerai l’ostilità presente nelle azioni dolciastre di chi finge verità. Sarai più dolce, più paziente. Proverai compassione, pertanto sentirai quello che sai, saprai quello che senti e nel dubbio, finalmente, dubiterai.

Amen.

G. B.

Devi?

Devi uscire. Devi fare. Devi ottemperare. Devi firmare. Devi timbrare. Devi ottenere. Devi vendere. Devi comprare. Devi riscuotere. Devi saldare. Devi lavare. Devi partire. Devi tornare. Devi tacere. Devi confessare. Devi confermare. Devi prenotare. Devi programmare. Devi piacere. Devi scegliere. Devi controllare. Devi sapere. Devi prevedere. Devi provvedere. Devi vincere. Devi dovere. Devi celare: la paura di non farcela, di perderti, di perdere, di morire. Devi fingere, ingoiare le lacrime, non dire che non dormi, non dire i tuoi sogni. Non c’è spazio per sensibili, instabili, dubbiosi indecise. Devi vincere! Devi? No, il mondo gira da solo, gli astri brillano ugualmente, il vento confonde i cuori e le nubi ballano alte. Non devi dimostrare più niente. Sii umano, sii semplice. Ozia in giardino. Sali in vetta. Perdi tempo con i bimbi e gioca con loro. Parla semplice. A chi non ascolta, sorridi. Imita le rose: esse fioriscono, feriscono, esistono.

G. B.

Radici

Ora è tempo di tornare. Ti attende la tua isola. Chi ami è rimasto a vegliare. Il fuoco non è spento. Il tuo vino è stato bevuto avidamente da chi ha rubato la tua coppa? Non importa. Eri il migliore e lo hanno taciuto gli stessi che mostravano di essere tuoi leali compagni. Ma sei stato tu che hai tradito te stesso. Vai oltre. Gli alberi sono cresciuti. Persone meravigliose sono morte. Hai perduto l’occasione di parlare e, talvolta, l’occasione di tacere. Ormai sei un altro. Sei ancora forte, in più sei più giusto e lucido come mai in passato.
Hai radici. Hai eredi. Considera le tue fortune e non soppesare solo le tue sventure. Hai preso. Hai dato. Continua a donare. Dove sono i ladri del tuo vino? Essi non hanno un orto. Essi non hanno radici. Tu, invece, hai occhi amorevoli che ti attendono, e sei il sovrano di ogni tuo istante.

G. B.

Il mio tempo

Sono giunto al Mondo. Chissà da quale Mondo. Ho respirato. Ho pianto come tutti. Ho conosciuto gioie e sofferenze. Ho lottato. Sono stato colpito. Ho riso. Sono stato offeso. Ho amato. Sono stato amato. Non mi sono adeguato al canto dei branchi ma talvolta ho dato credito a vili mentitori. Ho commesso errori. Ho ferito. Me ne pento. Ho saputo chiedere scusa. Ho smesso di nascondere la mia ombra e non cerco indulgenza. Rivendico me stesso e ciò che ho compiuto: fallimenti e qualche inconcludenza non mi sono più d’impaccio. Se in parte sono saggio è anche a causa dei miei peccati. Grazie alle mie insufficienze mi sono superato. Se mi ami, non seguirmi: io non comando e non obbedisco, stai al mio fianco. Libera il sentiero che batto e che mi è ignoto, invece, se non sopporti la mia compagnia. Sono libero, pertanto ho dei limiti. Sono capace, non invincibile. Sono abile, non onnipotente. Mi piacciono i boschi. Preferisco la voce delle pagine al trambusto dei superficiali. Ho talenti, non perfezione. Ho coraggio a partire da quello che temo, riconosco e ora so accogliere. Ascolto come mai in passato. Non giudico quasi più.
Il mio tempo è il mio cammino. Lo attraverso con il mio passo.

G. B.

Come stai?

Come stai? Il tuo ginocchio? La tua ferita? La morte che non passa? Gli insulti di tua moglie? Le mani pesanti di tuo marito? Il tuo capoufficio? La tua pensione? I tuoi figli? Il lavoro perso? L’industria pesante? I tuoi pensieri di suicidio? Il tuo peso eccessivo? La tua eccessiva magrezza? Quello sguardo nero, bello e triste che hai in fondo all’aula? I tuoi sogni? L’amore che ti manca? L’amore che hai perduto? L’amore che non fai? Il tuo corpo solo? La tua casa vuota? La fila per un pasto? I soldi chiesti in strada? Il successo altrui? Le offese ricevute? La tua grazia vilipesa? I tuoi impegni rinnegati? La tua dedizione infangata? I tuoi rimpianti? Il tuo talento respinto? Come stai? Te lo chiede mai qualcuno? Te lo chiedi?

G. B.