Come stai?

Come stai? Il tuo ginocchio? La tua ferita? La morte che non passa? Gli insulti di tua moglie? Le mani pesanti di tuo marito? Il tuo capoufficio? La tua pensione? I tuoi figli? Il lavoro perso? L’industria pesante? I tuoi pensieri di suicidio? Il tuo peso eccessivo? La tua eccessiva magrezza? Quello sguardo nero, bello e triste che hai in fondo all’aula? I tuoi sogni? L’amore che ti manca? L’amore che hai perduto? L’amore che non fai? Il tuo corpo solo? La tua casa vuota? La fila per un pasto? I soldi chiesti in strada? Il successo altrui? Le offese ricevute? La tua grazia vilipesa? I tuoi impegni rinnegati? La tua dedizione infangata? I tuoi rimpianti? Il tuo talento respinto? Come stai? Te lo chiede mai qualcuno? Te lo chiedi?

G. B.

Camminare 38

Cammina leggero. Il che implica che tu sia leggero oppure che lo diventi. Cammina senza pensieri. Lascia ai pensieri il loro passo. Svuota la mente. Cammina a mani nude, non trattenere inutilmente ciò che hai patito o i tuoi timori. Non lavare le mani per pulirti la coscienza. Non ricattare te stesso. Annienta la colpa.

Un mese è un giorno. Un mese è un millennio. Non tradire più chi ami. Non tradire più te stesso. Piuttosto vai via per sempre, se sei indeciso, e scegli un borgo o un bosco o una spiaggia.

Cammina senza aspettarti più nulla. Ringrazia. Datti una meta ma non farne un mito. Sappi camminare. Non fare propositi, realizzali. Scrivi ovunque vuoi e da ogni parte lancia messaggi.

E sogna. Sogna a occhi aperti. Nel dolore si è davvero soli. Ora devi sognare.

Così sia.

Giovanni Bongo

Camminare 29

Cammini da anni. Instancabilmente. Ti pare l’unica attività fondamentale. O almeno, l’unica degna di essere posta a fondamento di quello che conta nella vita. Cammini per leggere, per coltivare, per comprendere, per amare, per parlare, per ascoltare, per decidere, per attendere. Cammini per camminare e solo di rado per raggiungere qualcosa. Hai compreso di essere in fuga, da sempre, non da una forma precisa, semmai dall’assenza di forme precise nella tua vita. Hai scoperto di provare molta rabbia. Ti sei seduto e hai chiuso gli occhi, giorni fa. Hai smesso di inseguire i pensieri e hai respirato senza artificio. Così, hai visto, hai rivisto, hai viaggiato nel tempo.

La tua rabbia non è altro che paura: una incalcolabile paura, che ti condiziona, sceglie i tuoi ritmi, vincola le tue scelte, ti fa errare, ti ha fatto contrastare i tuoi desideri più profondi. Ecco una verità da dire con chiarezza: hai paura.

Cosa farai? Non lo sai ancora. Per prima cosa abbraccerai la tua paura, con fermezza e solidità. Le offrirai uno sguardo dritto e costante. Le lascerai dire quel che ha da dire. Hai finalmente conquistato il coraggio di aver paura.

G. B.

Ridurre

Ridurre gli averi – non rendono ricchi. Ridurre la colpa – non rende giusti. Ridurre il giudizio – non rende saggi. Ridurre lo sperpero – non indica forza.  Ridurre i pretesti – non mostrano volontà. Ridurre le ambizioni – la grandezza è semplice. Ridurre le maldicenze – le buone parole sono essenziali. Ridurre i lussi – l’ostentazione è iniqua. Ridurre l’agenda – il tempo non si misura, si vive. Ridurre le distrazioni – godendo degli istanti che uniscono agli altri. Ridurre il sarcasmo – non è allegro, ferisce. Ridurre le vanità – sono vane. Ridurre le ipocrisie, le menzogne, le accuse, ogni azione indegna di dignità. Il tuo verbo sia ridurre: infinito, imperfetto, umano!

G. B.

Rosa tra i sassi

Hai della terra? Coltivala. Non ne hai? Coltiva lo stesso. Bisogna coltivare tutta la terra possibile: quella che c’è, non quella che si possiede.

Coltiva vasi, vasetti, barattoli in latta e zolle residue. Coltiva in verticale, in orizzontale, in pieno campo e nei fossi. Coltiva ovunque, dove c’è humus e dove c’è più roccia che argilla. Pianta. Semina. Zappa. Tieni caro il basilico, cura la menta. Cimentati con i peperoni e con i limoni. Alleva ciliegi.

Non vergognarti di chiedere terra. Riunisci gli amici e i cari. Progetta giardini imprevisti.

Comincia da qualche bulbo e pianta talee. Avrai un boschetto, un giorno, nel quale star fresco e star bene. Coltiva, dunque: allevierai depressioni e rabbie; o ti parranno naturali tempeste tra i rami.

Ricorda sempre la compagnia e il coraggio: come i nasturzi, felici tra i pomodori, e le api, che non minacciano ma fanno fiorire il mondo.

Coltiva tutta la terra che puoi ma lasciane sempre un pezzo com’è, selvaggiamente arruffato. Infine, quando sarai stanco, siedi ai piedi di un albero, bevi dell’acqua, prendi un respiro e guarda la rosa tra i sassi. Ecco cos’è il tuo tempo: foglie mosse da venti invisibili.

G. B.