Tutti giù per Terra!

Giro giro tondo, salva il mondo, fai qualcosa, pianta una rosa, lascia stare l’auto, vai a piedi a lavorare, pedala per andare, mangia meno carne, azzera ogni tua scusa, elimina la plastica, non bere bollicine, lascia star le merendine, non sfruttare gli altri, ricicla più che puoi, non comprare a vanvera, quello che non serve, quello che non conta, piuttosto ama e semina, spargi gentilezza, comprendi e usa il cuore, partecipa e contempla, fai sempre la tua parte, in questo Mondo fragile, giro giro tondo, il tempo sta scadendo, già adesso forse è tardi, occorre fare in fretta, occorre preservare, occorre ricucire, piantare e camminare, ama questo Mondo, il tuo pianeta azzurro, la vita tutta intera, la biodiversità, il cielo e la realtà, prima di cadere, tutti giù per terra, ama e ascolta il mare, ama e ascolta il vento, metti i piedi a terra, carezza i fili d’erba, la fronte di chi ami, gli alberi ed i rami, il mare e le montagne, l’arte: la tua Vita!

G. B.

Supermarket 1

Corrono. In gruppi che non sono tali. Per l’ultima offerta. Fino all’ultimo pacco. Irrisoria vacuità. Si dicono di destra o di sinistra. Fanno le stesse cose. Con chiaro vantaggio del Potere.

Io i negri non li voglio più vedere, io invece sono favorevole ai matrimoni omosessuali; io ho comprato le merendine bio per i miei bambini, io invece ho trovato la mortadella a 0.50 il chilo; io ho preso le olive taggiasche, io invece ho taggato gli amici (noli me taggare, ndr); che poi la cultura è a sinistra, che poi io a quelle di sinistra gliela farei vedere (sorrisetto ammiccante); che poi io non sopporto proprio gli zingari, che poi io non è che sono razzista ma secondo me i napoletani sono tutti un po’ ladri e i milanesi sono tutti un po’ stressati e gli inglesi non hanno il bidet e i francesi con il pane sotto le ascelle sono osceni quindi viva l’Italia, ma non tutta, una parte; io ho comprato un nuovo smartphone ché c’era l’offerta, io non so se andrò in vacanza però agli immigrati danno 35 euro al giorno; io non sai che schifo ho provato quando ho visto quella coppia di ragazzi che si tenevano per mano, io vorrei farti notare che siamo tutti uguali e che più tardi ci vediamo per uno spritz…

Fine.

G. B.

 

Paradiso

Il paradiso è un recinto, al cui interno sostare e contare le stelle. Lascia, però, il recinto già noto e va’ a piantare giardini imprevisti. I tuoi paradisi saranno nei sassi e nei petali dei nuovi giardini cinti di rose – e non d’assedio.

Osserverai api solerti, gelsomini pazienti, ortiche potenti. Osserverai e saprai cosa fare.

Il paradiso è un giardino. Sii giardiniere.

G. B.

Cura 2

Si chiese a un tratto, il saggio, quale fosse non il segreto, bensì l’essenza della felicità. Cos’è, dunque? E non seppe cosa rispondere, né a sé né a quelli che gli chiedevano, da molto tempo, la stessa cosa: cos’è la felicità?

Notò fuori, nel prato del tempio, un uomo che accarezzava dolcemente la testa di un bambino addormentato.

Il saggio sorrise e si sorprese non poco quando una lacrima gli scese dolcemente sulla guancia. Fu allora che sentì l’impulso di uscire fuori, sul prato, per vedere e per ascoltare quell’uomo, che intanto continuava ad accarezzare la testa del bambino.

Raggiunse l’uomo camminando lentamente, con fare dignitoso ma senza affettazione. Si avvicinò e tese l’orecchio. Comprese subito che quell’uomo era il padre del bambino. Il padre stava sussurrando al figlio le seguenti parole:

Usa tenerezza. Nulla di sdolcinato è nelle tenerezza, che al contrario richiede molta forza e coraggio. Usa dolcezza, che in quanto tale si offre alle persone amareggiate e fragili. Usa pazienza e lascia al tempo le cose che gli appartengono, ovvero tutto. Ascolta, perché ascoltare significa lasciare agli esseri la facoltà di esistere. Usa equanimità e non giudicare chi fallisce, perché un giorno potresti fallire a tua volta e sarà anche a causa di chi non ti avrà compreso. Usa amore e ricorda che la felicità è nel fare qualsiasi cosa con amore“.

Il saggio, per un istante, sorrise di nuovo; ma poi pianse senza pudore, profondamente toccato dalle parole di quel padre. Seppe finalmente riconoscere l’essenza della felicità: non è niente di oscuro ma neppure è chiara; non si sa bene cosa sia né dove si trovi: è soltanto ciò che è per chi sa amare. Seppe, inoltre, che nella sua saggezza egli stesso aveva sempre omesso di diventare padre, perfino padre occasionale dei suoi discepoli. Si era limitato a meditare, a piantare un albero, a scrivere un libro; azioni che, gli avevano detto, conducono alla perfezione, ma che gli parvero incomplete, ora, senza un amore che sappia amare come quel padre gli stava insegnando a fare.

G. B.

Selfie made man

Rendi speciale la sua giornata, oggi la vostra amicizia compie un anno! M’ama, non m’ama, piaccio o non piaccio? Quanti like ho? Mi notano, mi menzioneranno? Dicono che sto proprio benissimo (lo pensano davvero?) e rispondo che mi vedranno presto in diretta.

Peccato, però, che tu non veda chi ti vede. Dici amico e sai ormai poco di lui. Dici amica e non sai come vive. Sono soli? Cosa li fa ridere, cosa li fa piangere? Quanti appuntamenti hai preso e perso? Anagramma di una disfatta: tempo preso e perso.

I tuoi amici non leggono un tuo post già da un po’. Scrivi un post! Fagli sapere che ci sei, senza esserci. C’è chi metterà un like perché si sente superiore: elargirà consenso. Chi non lo metterà perché si sente inadeguato: nasconderà affetto.

Ci faremo foto perché le vedano in tanti ma non ci vedremo affatto! Siamo presi a guardare le nostre smorfie nello specchio dell’irrealtà. Dobbiamo farci da soli, generazione di gente che si alleva in proprio. Dobbiamo far vedere che siamo senza far vedere chi siamo.

Questa è un’epoca nuova. Di nuove conquiste. Siamo imprenditori della nostra incerta immagine. Siamo selfie made man!

G. B.

Giorno dopo giorno

Dici Io, ma sei sicuro di sapere chi sei? Dicono Tu, ma sei certo che ti vedano, ti comprendano, ti ascoltino? Chi sei, dunque? Chi conosce chi sei? Chi ascolta i tuoi sogni? Chi sente la tua parola, chi percepisce i tuoi gesti? Curi i tuoi desideri? Intendi, tu stesso, i tuoi interessi, i tuoi talenti, le tue aspirazioni? Gli altri, cosa fanno con te?

Dipende da te, ti viene detto, se il tuo destino è diverso dal tuo volere! Ed è vero, ma chi lo dice omette di riconoscere che il nostro destino dipende anche dai nostri simili: cosa ci hanno permesso di diventare, cosa ci permettono di esprimere?

Sicché, giorno dopo giorno, diventiamo chi siamo alla sola condizione di esistere per qualcuno; ed esistiamo per qualcuno solo alla condizione di esistere per noi stessi e di essere compresi nella nostra più profonda essenza.

Se abbiamo dei buoni propositi per l’anno incipiente dobbiamo custodirli in silenzio. Contano meno delle domande che quasi nessuno pone più ai suoi simili: cosa desideri? Sei felice? Cosa ti manca? Chi sono io per te? Ti comprendo? Ti senti compreso da me? Consideri la mia essenza? Offri spazio al mio essere? Offro spazio al tuo essere? Che io sono, con te?

Chi siamo, gli uni per gli altri?

G. B.