Il mio tempo

Sono giunto al Mondo. Chissà da quale Mondo. Ho respirato. Ho pianto come tutti. Ho conosciuto gioie e sofferenze. Ho lottato. Sono stato colpito. Ho riso. Sono stato offeso. Ho amato. Sono stato amato. Non mi sono adeguato al canto dei branchi ma talvolta ho dato credito a vili mentitori. Ho commesso errori. Ho ferito. Me ne pento. Ho saputo chiedere scusa. Ho smesso di nascondere la mia ombra e non cerco indulgenza. Rivendico me stesso e ciò che ho compiuto: fallimenti e qualche inconcludenza non mi sono più d’impaccio. Se in parte sono saggio è anche a causa dei miei peccati. Grazie alle mie insufficienze mi sono superato. Se mi ami, non seguirmi: io non comando e non obbedisco, stai al mio fianco. Libera il sentiero che batto e che mi è ignoto, invece, se non sopporti la mia compagnia. Sono libero, pertanto ho dei limiti. Sono capace, non invincibile. Sono abile, non onnipotente. Mi piacciono i boschi. Preferisco la voce delle pagine al trambusto dei superficiali. Ho talenti, non perfezione. Ho coraggio a partire da quello che temo, riconosco e ora so accogliere. Ascolto come mai in passato. Non giudico quasi più.
Il mio tempo è il mio cammino. Lo attraverso con il mio passo.

G. B.

Con passione

Fornisci le prove del tuo amore, della tua passione, del tuo interesse, dei tuoi ricordi. Rispondi alle domande. Poni nuove domande. Parla. Oppure, stai in silenzio, ma con compassione, con gli occhi lucidi, stringendo quella mano, accarezzando quella testa. Un giorno non potrai, non dirai, non risponderai o non ricorderai. Fa’ che il tuo tempo diventi il Tempio della tua attenzione. Non importa il nome del tuo Dio. Contano solo gli occhi della tua compassione.

Amen.

G. B.

Camminare 47

Raggiungiti. Affiancati. Superati. Cammina ancora. Hai molta strada da compiere. Ciò che è stato non tornerà. Ciò che non è stato non è accaduto. Cammina, piuttosto, e sorprenditi. Hai scelto? Non hai scelto? È stata una scelta! Hai fatto? Non hai fatto? Hai comunque fatto! Cammina di nuovo. Fino a raggiungerti. Fino ad affiancarti. Fino a superarti. Vai oltre te stesso. Diventa. Cammina. Raggiungiti. Superati.

Amen.

G. B.

Silenzio 48

Hai mai avuto desiderio di parlare con una persona ancora mai incontrata?
Vorresti risorgere, innocente, al farsi del Mondo?
Vorresti riavere il tuo tempo e, nel tuo, tutti i tempi, così da incontrare i tuoi avi e i tuoi eredi, così da essere presente in ogni passato e futuro e vita tua e altrui?
Oh, non illuderti, hai questi sogni perché non hai queste possibilità. Dunque fai tuo il chiar di luna, afferra per un attimo gli evanescenti venti freschi del nord, abbraccia le onde indaco; rivendica i tuoi rimpianti, la tua nostalgia, il tuo dolore e ogni tua prerogativa. È la tua vita. Chi la giudica non sa o non sente. La severità dei severi è, spesso, mendace. La tenacia dei tenaci, condotta al suo limite, sottrae ciò che permette di raggiungere. Chi non dà perdono non ha ancora trovato pace. Tu, invece, sogna.

Siamo della stessa materia dei nostri vani sforzi di apparire immortali – ma proprio questo è un modo magnifico di essere mortali, di essere giusti.

Amen.

G. B.

Camminare 44 (la radice)

Il viandante è spaesato. C’è una radice, fortissima, che lo trattiene – ma purtroppo non può ancora fermarsi.

Dopo avere piantato un albero, dopo avere onorato un’anima amata, ha fatto ritorno ad una vaga residenza col favore delle stelle, di sera – ché è meglio tornare al buio ove non si desidera tornare.

Le sue domande e i suoi affanni sono più forti di prima. Il viandante si chiede se sia giunto il tempo, per lui, di chiedere, di dire o di tacere.

Si risponde che è tempo – ed è tutto.

G. B.

Silenzio 42

Il viandante si disse, senza motivi apparenti: le cose mi piacciono sul finire. Lasciò la frase a mezz’aria. Avrebbe voluto incontrare un saggio o una musa, invece accettò la sentenza del tempo, che gli stava imponendo solitudine.

Neppure il vento o gli alberi avrebbero potuto consolarlo. Semplicemente, sentì il vuoto della morte ma non riuscì a fare il vuoto dell’amore – in sé.

Allora si rispose con ricordi dolcissimi e intuì di aver avuto paura della felicità e del desiderio. Comprese, insomma, di non dover più comprendere con la ragione e inoltre comprese che la felicità era già stata inavvertitamente sua un numero imprecisato di volte, quando non era stato in sé e non si era avveduto di essere già felice.

In quei momenti, pensò, ogni momento era stato presente. Si disse: solo il presente (con chi si ama) è strettamente necessario.

Il viandante riconobbe di essere confuso, ebbe voglia di piangere ma cominciò a vedere.

G. B.