Un istante prima. Un istante dopo. Se solo fossi arrivato un istante prima. Se solo fossi giunta un istante dopo. Perché a me? Perché non a me? Non lo merito. Lo meritavo io, altro che. Non è giusto. Sarebbe stato più giusto. Possibile che ce l’abbia fatta? Possibile che non ce l’abbia fatta? Perché non l’ho detto? Perché l’ho detto? Perché non l’ho fatto? Perché l’ho fatto? E ora? E adesso? E ieri? E domani?
Ora guardati. Ammirati. Ama chi sei. Non quello che ti è successo. Ama solo chi sei. Entra nello sguardo che hai. Non fingere, non puoi, non devi più farlo: che tu sia deluso, affranta, triste, rammaricato, lava il viso con acqua fredda. Mangia un frutto. Bevi un caffè, ma che sia amaro e forte. Vestiti. Piove? Non importa, ti coprirai. C’è un bel cielo limpido? Ottimo, è ancora più semplice. Esci. Cammina e resta in silenzio: hai giudicato abbastanza, fino ad oggi.
Raggiungi un bosco, il mare, un albero solo, una rosa solitaria, un colle, un muro scrostato, una radura, un posto in cui non ci sia altro che la semplice vita; la vita: elementare, pulita, senza richieste, senza domande, bella. Fai un bel respiro. Carezza l’erba. Metti i piedi in acqua. Sorridi coi bimbi. Contempla i vecchi. Alza gli occhi al cielo. Guardati attorno. Sii semplice.
Ecco tutto.
G. B.