Se io miglioro, tu non peggiorare. Se io peggioro, tu non condannarmi. Se mi vedi in silenzio, ascoltami. Se ti ascolto, non urlare. Se uso la dolcezza, rinuncia alla rabbia. Se governo la rabbia, alimenta la mia pazienza. Facciamo questa strada insieme. Apriamo nuovi sentieri, insieme. Se mi addebiti i tuoi fallimenti, soffrirò per colpe che non ho. Se non perdoni i miei errori, mi farai sentire prigioniero del fallimento dal quale ho appreso tanto, divenendo ciò che dici di amare. Siamo nello stesso fiume, mai identici a noi stessi, in costante cambiamento. Ci vogliamo bene soltanto se ci vogliamo bene. Il resto è odio. E non può riguardarci.
G. B.
Mi sono permesso di salvarlo. Lo trovo vitale nella costruzione di qualunque rapporto. Grazie mille!
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Confondiamo, spesso, il voler bene con il possedere (annettere, conquistare) un altro, un’altra. La percezione fondamentale dell’altro, dell’altra, come essere a sé stante e indisponibile al, non a disposizione del, nostro capriccio è cruciale per voler bene, amare, lasciando essere, rispettando, concependo ogni rapporto come conseguenza di fatti, atti, spesso indipendenti dalla nostra volontà. Direi, semplicemente, che dovremmo perdonare a noi stessi, e agli altri, perfino il fatto di esistere come siamo… Grazie
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